martedì 1 novembre 2011

Il discorso di Renzi è stato scritto da Beppe Grillo



Al netto della retorica piaciona e delle ovvietà sparse a piene mani, quello di Matteo Renzi al Big-Bang di Firenze è stato un discorso che sembrava scritto da Beppe Grillo.

Certo, il giovin Matteo non parla con il microfono nelle viscere come Grillo, che schiuma furore ad ogni sillaba. Però è evidente: dietro la forma scanzonata dell'accento toscano, che ingentilisce anche i sassi, passa la sostanza poderosa del grillismo di Renzi, applaudito proprio nei passaggi-chiave che sono così poco Pd e così tanto Cinque Stelle.

Facciamo il gioco delle analogie con il grillismo? Facilissimo.
Dice Renzi: “Smetteremo di pensare che si può vivere oggi pensando che si può lasciar da pagare a quelli che verranno dopo. E su questo la vera sfida sarà la questione ambientale”. Ma va? Pare di averla sentita altrove prima che dentro il Pd. Era ora, comunque.


Vogliamo parlare dei partiti di oggi? Per Grillo sono “tutti morti”. Renzi non solo avvalla la tesi, ma scolpisce sul marmo i risultati dell’autopsia. Dice infatti:
“Il modello di partito democratico per cui: ci sono i dirigenti del partito, che danno la linea agli eletti che stanno nelle istituzioni, i quali eletti sono poi chiamati a fare il volantinaggio per spiegare agli elettori quello che devono pensare, andava bene nel '900. E’un meccanismo che non funziona più. Aver scelto le primarie non è soltanto un modo diverso di selezionare la classe dirigente: significa il ribaltamento. Significa che sono gli elettori, che oggi hanno più forme di partecipazione, che scelgono gli eletti. Non li nominano col casting, li scelgono. E quando li scelgono vanno poi a muso duro a dirgli: questo non l'hai fatto”.
Dai, non facciamola tanto lunga, questa è l’idea-cardine di Grillo per cui i politici non sono solo i nostri rappresentanti, ma sono innanzitutto i nostri dipendenti. E’ spaventoso, piuttosto, quanto tutto ciò sia ovvio per qualunque persona di buonsenso, ma divenga rivoluzionario e pirotecnico quando a dirlo è un uomo del Pd.

E il web? Qui Renzi è più grillino di Grillo: ” Il partito prova ad aprirsi alla società. Come? Andando incontro alle persone nei luoghi dove le persone stanno”. E che questi luoghi siano sempre più virtuali non lo spaventa. Lapidario, così risponde a chi gli contesta la centralità del web rispetto alla politica e all’incontro con gli elettori: "Trovatemi un altro posto dove passano 22 milioni di italiani, e io cancello Facebook. Ma finché le persone stanno su Facebook, io vado a cercarle su Facebook". E, in coda, il progetto WikiPD sul modello Wikipedia, esattamente il terreno su cui Grillo e i suoi muovono i loro passi da anni.

A me Renzi non convince per molte ragioni, ma qui il discorso è un altro: per scaldare i cuori della base del Pd servono anche i temi che Grillo ha scippato alla sinistra. Per colpa della sinistra, sia ben chiaro.
E' per questo che Pippo Civati ha ragione ad insistere - da tempo - quando chiede al Pd di studiare Grillo, di capirne le ragioni e inserirle dentro l'azione politica del Pd, così da riportare quei voti a casa. E adesso che anche Renzi fa proprie queste ragioni, non dovrebbero esserci più alibi.

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